RAPPORTO SOCIALE FOLIAS 2014

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RAPPORTO SOCIALE FOLIAS 2014


Possiamo ancora cambiare il mondo ?

Da dove può iniziare il cambiamento? Forse dalla possibilità di tornare a sognare una vita migliore insieme, dalla capacità di raccontare le proprie storie, di narrarsi e di sapere che esistono ancora delle strade da percorrere ….

 Cari naviganti,

in tempi in cui è doveroso “resistere”, vorremmo presentare il rapporto delle nostre attività sociali e chiudere l’anno, annunciando che non solo FOLIAS continua ad ESISTERE, ma che rilancia con un nuovo inizio festeggiando il prossimo gennaio i suoi 20 anni di vita.

Sarà sicuramente perché i nostri animi ottimisti ci distinguono in un mare di annunci catastrofici e disfattisti e, di fronte ai sentimenti della paura e dell’aberrazione, inneggiamo alla cultura dell’incontro e della reciprocità, facciamo valere i nostri e i vostri diritti di cittadinanza, costruiamo legami tra e con le persone e continuiamo ad esercitare la nostra forza di pensiero per costruire città moderne ed accoglienti.

Il rapporto sociale che leggerete raccoglie i dati del 2014, ma vorremmo cogliere l’occasione per condividere con voi temi e riflessioni che hanno animato la nostra compagine sociale. L’anno che stiamo lasciando ha seriamente scosso le nostre vite lavorative ma ne stiamo uscendo con dati, quantitativi e qualitativi che dimostrano, ancora una volta, la nostra intenzione di continuare a lavorare nel migliore dei mondi possibili! E’ con questo spirito che vi invitiamo a leggere il rapporto sociale, non dimenticando che quando si ha a che fare con le persone ogni cifra rappresenta la memoria di un sistema che vive ed è messo alla prova dalle contraddizioni della società. Nei numeri troverete donne e uomini, giovani e bambini, con cui abbiamo cercato di tracciare possibili strade da percorrere, nel rispetto della loro storia e delle loro possibilità.
Non vogliamo commuovere e farci adulare, vogliamo solo ribadire che tutto ciò che facciamo da venti anni sui territori, lo pensiamo, valutiamo, progettiamo, sviluppiamo, con passione e professionalità, cercando di cogliere ogni mutamento e di leggere, con spirito critico, ciò che succede intorno a noi.

Abbiamo ribadito, in più occasioni pubbliche, la rilevanza politica del lavoro della buona cooperazione sociale, prendendo le distanze da tutto ciò che i media hanno generalizzato, raccontando un terzo settore colluso e malato, con il quale noi non abbiamo mai avuto a che fare. Ci hanno definito “anomali” perché siamo una cooperativa di medie dimensioni, nella quale l’assemblea dei soci esercita ancora quel potere decisionale previsto da statuto e in cui si partecipa attivamente senza rivendicazioni sindacali e spaccature.

Siamo dunque “diversi”, forse anacronistici, perché restiamo fedeli ai principi più alti e giusti che hanno ispirato la nascita della cooperazione sociale. Noi preferiamo definirci seri professionisti, dotati di una grande passione per il proprio lavoro, ma anche soggetti deboli del mercato, quasi come le centinaia di persone che incontriamo nei servizi.

Spesso, nei mesi passati, ci siamo interrogati sul senso delle nostre azioni e ci siamo chiesti: se le condizioni di vita personali sono pesantemente influenzate da un ritardo medio di circa 8-18 mesi nel pagamento delle prestazioni da parte delle amministrazioni pubbliche; se ogni socio e socia continua ad offrire le proprie garanzie e ad investire nella propria organizzazione; e se la Cooperativa continua a pagare quasi 50.000 euro l’anno di interessi passivi al sistema bancario, allora su cosa si reggeranno i servizi sociali in futuro?

Quello che siamo oggi lo stiamo costruendo faticosamente, mettendoci il nostro lavoro e le nostre vite, cercando di ridurre l’impatto devastante dei tagli al welfare nazionale e regionale imposti dalle scelte politiche austere e dai miopi, opportunistici, vincoli dei patti di stabilità.

In un indebolimento sempre più evidente dello Stato, ribadiamo che non possiamo e non vorremmo mai sostituirci ad esso, ma continuiamo ad offrire una proposta sociale e politica di collaborazione con i territori e le pubbliche amministrazioni. Vogliamo essere attivi e protagonisti, ma non accettiamo deleghe e ribassi economici dalle Istituzioni.

Dopo vent’anni di lavoro e dopo aver appreso tante storie, continuiamo ad esistere per rafforzare lo Stato sociale, sempre più convinti che il lavoro sulle strade, nei centri di aggregazione giovanile, con le persone in cerca di lavoro e nei presidi territoriali, siano strumenti necessari per difendere i diritti che la Costituzione riconosce ad ogni persona.

Quando chiediamo che la spesa sociale debba essere svincolata dal patto di stabilità, è perché crediamo che nei momenti di maggiore fragilità sociale le persone vadano sostenute affinché possano uscire dalle condizioni critiche delle proprie esistenze e non cronicizzarsi nella passività dell’essere assistiti.

Con questo rapporto sociale si vuole raccontare il lavoro quotidiano di educatori professionali, psicologi, operatori di strada, animatori, mediatori, formatori, che elaborano proposte e progettano da sempre servizi innovativi nei territori. Con la consapevolezza di non potere né volere continuare a farlo in autonomiaperché è proprioall’interno della società stessa che esistono le risorse necessarie ad arginare i conflitti e a migliorare le condizioni di vita dei soggetti più deboli.

Poco tempo fa abbiamo conosciuto un uomo di 60 anni che tutte le mattine manifesta di fronte al palazzo del Parlamento con un cartello con su scritto “…cedo un rene in cambio di lavoro”. Probabilmente non sarà con un tirocinio che troverà la sicurezza lavorativa, ma oggi, negli spazi che abita insieme a noi, ha almeno ritrovato la dignità di chi non rinuncia e può cominciare ad immaginarsi un futuro diverso.

Inizia forse da qui il cambiamento? Dalla possibilità di tornare a sognare una vita migliore, dalla capacità di raccontare la propria storia, di narrarsi e di sapere che esistono ancora delle strade da percorrere?

E’ questo il significato più profondo e rivoluzionario dei nostri numeri. Da qui vogliamo ripartireper augurarci altri 20 anni di vita insieme.

Francesca Malara

Componente Consiglio Amministrazione

Cooperativa Sociale Folias

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RAPPORTO SOCIALE 2014:

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