Lorenza

Lorenza

Giorni di Quarantena

Scrivo. Scrivo infinite frasi dalle quattro mura della mia stanza, solo le parole colmano il mio tempo. Ciò che un tempo chiamavo casa, quel luogo di sicurezza e pace, è diventata una prigione, una gabbia d’oro ricolma di comfort. Il luogo, dove non vedevo l’ora di tornare dopo una lunga giornata di lavoro è diventato il posto da cui voglio evadere a tutti a costi, ma solo con la mente posso andare altrove. L’unica cosa che mi ricorda come è fatto il mondo, cosa è la realtà è ciò che vedo attraverso la finestra e nel frattempo mi rendo conto di quanto la mia vita sia sotto sopra: scambio il giorno con la notte, il letto da caldo e accogliente è diventato un posto insopportabile, i poster alle pareti hanno perso senso a furia di guardarli, le citazioni con cui ho macchiato i muri non hanno più significato tanto le ho lette, la scrivania sulla quale ero solita creare arte e poesia è diventato il mio ufficio. Ho perso la vanità che ho sempre conservato con cura, sono stanca di fare tutto, perfino il tanto caro e amato Netflix mi annoia. E in tutto questo grande caos mi sono accorta di quanto superficiale sono stata a non accorgermi dei piccoli e quasi insignificanti dettagli della vita di tutti i giorni, del “fuori”.

Mi manca tutto del mondo.

Mi manca il sole caldo sulla pelle.

Il vento che rinfresca e scompiglia i capelli.

Le gocce di pioggia che disfano il trucco.

Il freddo pungente che fa venire la pelle d’oca.

Il caldo afoso delle giornate estive.

Gli occhi che bruciano a causa dell’acqua del mare e del sole.

Mi manca perdere la pazienza aspettando quell’autobus che sembra non arrivare mai.

Mi manca correre per paura di perdere il treno.

Gli sguardi della gente sulla metro.

I frammenti di dialoghi delle persone per strada.

Mi manca sentire le gambe stanche dolo essere stata tutto il giorno insieme.

La sensazione di sollievo quando si apre la porta di casa dopo una giornata che sembrava essere infinita.

Mi manca mia nonna, che puntualmente, appena mi vede esclama ” Come ti sei sciupata!” guardandomi con disappunto

Mi manca sentire la folla a via del corso.

Il traffico assurdo di Roma.

I turisti che si fanno le foto al Colosseo.

Mi manca perfino quella fastidiosa sensazione di entrare nella macchina dopo che è stata mezza giornata al sole.

Aspettare con impazienza che il semaforo diventi verde.

Mi manca la solita birra al solito pub con i soliti amici.

I caffè presi al bar.

Mi mancano i “cinque minuti e arrivo”.

Mi manca l’insopportabile allergia da polline che quest’anno non mi verrà.

Ma soprattutto mi mancano gli abbracci, quelli veri, quelli che sembrano toglierti i problemi.

E mi mancano i baci. Il contatto umano. E le carezze.

Non ci accorgiamo mai di queste piccole cose che in realtà ci riempiono la vita, e ora, che ognuno di noi è rinchiuso nella propria bolla e gli unici svaghi sono andare a fare la spesa e buttare la spazzatura, ne sente l’assordante mancanza.

Andiamo sempre così di corsa, sempre indaffarati, sempre di corsa che non ci accorgiamo diquanta bellezza ci sia intorno a noi. Non ci fermiamo mai.

E non facciamo mai caso al profumo dei fiori, ai colori del cielo, ai sorrisi delle persone per strada.

Ci siamo trovati a dover affrontare la nostra paura più grande, la solitudine, il non contatto con l’altro e siamo stati meravigliosi. Ci siamo reinventati. Chi si è trasformato in cuoco, chi in pittore, chi in artista… chi ha riscoperto vecchie passioni, dimenticate ormai da tempo e chi invece ne ha trovate di nuove. Ci siamo imparati a conoscere un po’ di più, abbiamo fatto un po’ conoscenza con noi stessi, a essere più umani. E quando potremmo separare quel sottile confine che ci separa dal mondo esterno, quando potremmo di nuovo varcare l’uscio del portone potremmo guardare l’esterno con gli occhi stupiti di un bambino, saremmo affamati di profumi e colori e sensazioni. Usciremo con maggiore consapevolezza di noi e di ciò che ci circonda, apprezzeremo molto di più la nostra solita e monotona vita e le daremo molto più valore, perché in fondo non era così noiosa e monotona. Ma soprattutto sapremo essere più umani.

Lorenza

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