Un corso per assistenti familiari in un carcere per persone con tempi lunghi di condanna, ha senso?

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Un corso di qualifica professionale per assistenti familiari in un carcere di reclusione per persone con tempi lunghi di condanna, ha senso?

 Il mese scorso si è concluso all’interno del Carcere di Rebibbia, sezione maschile, il corso di Formazione Folias per Assistenti Familiari di 300 ore che ha coinvolto circa 20 allievi, provenienti da diversi istituti penitenziari del Lazio.

 E’ stato un percorso realizzato tra mille difficoltà e paure. Le difficoltà di una struttura con regole rigide e con la sua complessa burocrazia, la paura di una pandemia vissuta in spazi stretti ed obbligati, dove è molto difficile rispettare il distanziamento sociale. Le tensioni personali, le malattie, le sospensioni, le scarcerazioni (evviva!) e i tentativi di prosecuzione a distanza in un clima teso dentro e fuori il carcere, le scarse attrezzature tecnologiche della struttura, la rabbia dei detenuti quando si sono visti sospesi per la pandemia tutti i colloqui con i familiari. Il rifiuto di una relazione umana e formativa a distanza che mancasse di sguardi, di odore umano, di intimità.

 E’ grazie alla volontà di persone caparbie e visionarie che siamo riusciti a portare a termine il corso, convinti che sia un dovere di ogni Stato provvedere alla rieducazione ed al reinserimento sociale, così come recita la nostra costituzione con l’articolo 27 “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. 

 Persone caparbie e visionarie, primi fra tutti gli allievi, che hanno avuto la costanza ed il coraggio di continuare ed arrivare alla fine di questo percorso, anche se molti di loro hanno dovuto abbandonare quest’esperienza per i più svariati motivi…Chi aveva finito di scontare la pena, chi ha preferito fare altri percorsi o chi ha trovato un impiego all’interno del carcere.

 Quella dell’assistente familiare non è una formazione prettamente tecnica, è una formazione che comporta piacevoli e spiacevoli operazioni di scavo.

Nell’indole e nella disponibilità personale, nelle fragilità di ciascuno, nelle profondità abissali di ogni nostro cuore.

Questo perché, per avere a che fare con una persona sofferente, c’è bisogno di conoscenza ed accettazione del limite personale, di capacità umana di riconoscere, accettare ed accogliere.

 Le attività per quasi tutte le materie sono state varie ed hanno visto partecipare gli allievi con interesse e curiosità. Tra le altre, Legislazione sociosanitaria e del lavoro; Inquadramento della condizione dell’assistito con la definizione del concetto di Bisogno fisico, psichico e sociale, salute, malattia e disagio; Accudimento dell’assistito attraverso elementi di anatomia e fisiologia dell’apparato locomotorio, tecniche di rilassamento e approccio nella presa di contatto corporeo; Supporto all’assistito, alla famiglia e nelle relazioni sociali e dei servizi, individuando i principali servizi sociali, sanitari, culturali e ricreativi del territorio; Elementi di anatomia e fisiologia dell’apparato digerente.

Lavori di gruppo ed individuali, discussioni e confronti su casi inventati, pratiche di autobiografia, manipolazioni, simulazioni, giochi di ruolo, etc. Molto raramente si sono svolte lezioni frontali e quasi sempre gli allievi sono stati coinvolti in una formazione creativa e partecipata.

 Gli allievi hanno poi affrontato un esame formale in cui sono emerse capacità, sensibilità, conoscenze e maturità professionale eccezionali.

Oggi stiamo lavorando con l’amministrazione penitenziaria di Rebibbia e il Garante dei detenuti per superare le difficoltà burocratiche e logistiche e realizzare i tirocini extracurriculari di 6 mesi previsti sia all’esterno, per chi può usufruire di permessi, sia all’interno del carcere.

Dicevamo: Un corso di qualifica professionale per assistenti familiari in un carcere di reclusione per persone con tempi lunghi di condanna, ha senso?

 “Dopo 7/8 anni pensavo d’aver imparato quasi tutto da questa galera, ma ora dopo questi mesi di convivenza istruttiva con la vostra libertà, mi accorgo di qualcosa che mi mancava e che ora grazie a voi ho appreso per poter essere competente sia dentro che fuori.

Ora il mio unico progetto è rifinire al più presto in mezzo a quella strada, apportando la mia competenza da voi insegnata”.

Loro e noi, che da ora chiameremo noi, senza distinguere tra gruppo di formatori ed allievi, abbiamo impastato per mesi i nostri saperi e le nostre anime in un’esperienza di crescita comune, in uno scambio attivo. In un’unica massa professionale ed emotiva.

Mesi insieme, trascorsi tra insegnamenti tecnici ed operazioni di scavo.

Dopo mesi abbiamo deciso di desiderare il bene di un essere umano con cui si ha una relazione che abbia più muscoli della puzza di merda e delle urla di follia o di dolore.

Abbiamo deciso di ricevere, senza riserve e senza giudizio, i desideri dell’altro considerandolo titolare di assoluta dignità.
Abbiamo scelto di guardare senza scrupoli la vita nuda di ogni persona, spogliata di ogni camuffamento nel momento del bisogno.
Abbiamo deciso di soffrire con parsimonia per destini che non saranno i nostri.
Per mesi abbiamo lavorato tra divertimenti, scontri, fatiche, disagi, riflessioni, discussioni e stanchezze.

Tornando a dividere il “noi e il loro” sentiamo un unico e solo dispiacere: uscire fuori.

Noi siamo usciti, come per colpa, da quella regione umana e statuale di limite rigido in cui abbiamo imparato la pazienza, la calma, la perseveranza, la capacità di gestire il conflitto, l’idea dello scorrere del tempo, la propensione a trovare soluzioni ragionevoli, l’attitudine all’arrangio, la capacità di tutela dei liberi.

Andrà tutto bene ma solo se resisterete. Ce la faremo, e sarà stato solo grazie a gente come voi di Folias. Non solo fuori ci sono gli angeli buoni ma anche qua dentro, solo che noi siamo angeli con le ali spezzate”.

Con stima dovuta, M. & Company

 Ma siamo noi, docenti, tutor e coordinatori folias a ringraziare voi.
Un ringraziamento sincero, sentito, amato.

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Il Corso per la qualifica di Assistente familiare, realizzato presso la Casa di Reclusione maschile di Rebibbia da Folias Cooperativa Sociale, in partnership con Il Cammino Cooperativa Sociale onlus è finanziato dall’Assessorato alla Formazione della Regione Lazio, Por/FSE 2014/2020, nell’ambito del bando ‘Interventi di sostegno alla qualificazione e all’occupabilità delle risorse umane. Sostegno all’inclusione socio-lavorativa della popolazione detenuta’.

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