Si conclude il Progetto “Qui dove batte il cuore” – Distretto di Tivoli

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Oggi si chiude un progetto speciale. “Qui dove batte il cuore” è stato molto più di un servizio. È stato uno spazio umano, gratuito e continuo, dove le neomamme hanno potuto raccontarsi, trovare accoglienza e sentirsi finalmente ascoltate.

Dal 2022 al 2025 abbiamo affiancato tante famiglie nel primo anno di vita dei loro bambini nel distretto Roma 5.3 (tivoli e comuni limitrofi). Siamo entrate nelle case con delicatezza, in punta di piedi, per incontrare donne in un momento fragile e trasformativo. Le abbiamo viste stanche, emozionate, spaventate, piene di domande. Abbiamo ascoltato pensieri confusi tra una poppata e l’altra, gesti incerti, paure che non trovavano spazio altrove.

“Avrò abbastanza latte?”, “Perché non dorme?”, “Perché piango se dovrebbe essere tutto bellissimo?”. La maternità non è un sentiero lineare. Ogni nascita porta con sé un mondo nuovo, fatto di notti in bianco, cambiamenti profondi, fatica invisibile e una gioia tutta da scoprire. Ma spesso, intorno a tutto questo, c’è solo silenzio.

Con questo progetto abbiamo cercato di rompere quel silenzio. Non offrendo risposte pronte, ma relazioni vere. Siamo state presenza costante, incoraggiamento nei giorni storti, fiducia restituita. Abbiamo creato rete tra famiglie, operatori e territorio, valorizzando ogni singola storia.

Chiudere questo percorso lascia un vuoto. Ma anche tante tracce. Tracce di sguardi, carezze, parole dette al momento giusto. Tracce di legami e consapevolezze che continueranno a vivere.

A tutte le mamme che abbiamo incontrato, a quelle che lo stanno diventando e a quelle che lo diventeranno, auguriamo di continuare a credere nella propria forza, anche quando tutto sembra sfuggire. Che possiate sempre trovare uno sguardo gentile, una parola che incoraggia, una presenza che sostiene. Che possiate sentirvi abbastanza. Sempre. Che possiate sentirvi capaci, anche nei giorni più confusi. E che, in ogni gesto d’amore, riconosciate il valore immenso del vostro esserci.

Vogliamo condividere qui di seguito una riflessione sul valore dell’homevisiting per le neomamme.

Buona Festa della Mamma ogni giorno, dal cuore.

Il cuore batte ancora. Con voi.

 

 

Oggi è un giorno qualunque, papà è andato a lavorare, Manuel a scuola e io sono qui con te…piccolo esserino. Sai, siamo seduti sul divano da un po’… tuo fratello non l’ho allattato, ma con te ci voglio riuscire. Dicono che è meglio il mio latte, che ti darà gli anticorpi giusti, ma se poi non ce la faccio? Sono un po’ stanca, eppure da quando siamo arrivati a casa dall’ospedale sono passati solo cinque giorni e in fin dei conti dormi, anche se sempre ciucciando.

Guardo la casa e penso che sia veramente in disordine, ma poi stamattina io mi sono pettinata? Va beh tanto non mi vede nessuno…No, aspetta, forse la zia ha detto che passava? Era oggi o domani? Ma chi ne ha voglia? Però poi si offende se non la faccio venire. Porto pazienza!

Prima hai fatto un sorriso, lo so che, come si dice: “non è intenzionale”, però a me sembrava che mi guardassi e poi con quella manina mi accarezzi sempre il seno, sembra che mi chiami. Ecco mi viene di nuovo da piangere, queste lacrime non le trattengo.

Devo mandare i documenti per l’assegno unico e pure quelli per la maternità all’INPS… oddio ma chi si ricorda le password dello spid?

Per pranzo faccio il pollo, no…è finito. Mi mangerò un po’ di cioccolato allora.

Ahi…che male, meno male che non hai ancora i dentini, ma questo allattamento non doveva essere una cosa naturale? Non mi pare proprio…Ti devo cambiare un’altra volta ancora, ma ti sei addormentato…Cosa faccio? Mi sembra di essere mamma per la prima volta, possibile che non mi ricordo come ci si comporti? Comunque, oggi pomeriggio, usciamo, non mi interessa: prendo il passeggino e via, oppure meglio la fascia? Han detto che piove…Solo che tu piangi un sacco nella fascia, appena ti metto, ma sicuro sono io che non sono capace. Tutti dicono che nella fascia è molto meglio, che riescono a fare i lavori in casa, che serve per il contatto…

Vorrei solo sdraiarmi con te e dormire un pochino…Sono io che ho più bisogno di te, di sentire il tuo profumo e perdermi in quei tuoi gesti curiosi, mentre scopri il mondo.

Ci si può perdere nei flussi di pensiero di una neomamma…

Il progetto di home visiting “Qui dove batte il cuore” nel primo anno di vita dei bambini, è stato un grande servizio gratuito reso alla cittadinanza del distretto Roma 5.3.

L’obiettivo più profondo e ampio del progetto è stato offrire ascolto attento ai dubbi e ai pensieri delle neomamme, per “proteggerle” dalla solitudine e dare una risposta di tipo educativo e sociale alla possibile sensazione di smarrimento che può accompagnare il postparto.

La nascita di un bambino, infatti è innegabilmente un momento di estrema bellezza, tuttavia bisogna fare i conti con tante incertezze e con il timore di sbagliare…Non nasce solo un piccolo, ma nasce l’intera famiglia che dovrà rimodularsi e conoscersi nuovamente.

Poi, quando nasce un bambino, c’è anche la stanchezza: occuparsi di un neonato è un impegno che richiede una disponibilità totale giorno e notte. Tutto è nuovo e da imparare, a volte non c’è tempo o voglia di farsi una doccia, di uscire a comprare il pranzo, di tenere in ordine la casa, di chiedere aiuto ed è necessario tempo per entrare in sintonia con il proprio bimbo.

Il primo regalo da fare ad una nuova famiglia è “l’incoraggiamento” parola semplice che sembra scontata, ma non lo è! Spesso parenti, amici, professionisti si lasciano sfuggire commenti che, se pur detti con leggerezza e senza cattive intenzioni, possono ferire, rischiando di diventare complici involontari di sentimenti di frustrazione e inadeguatezza, di allattamenti falliti, di angoscia irreparabile.

Ogni volta che qualcuno toglie dalle braccia di una madre un bambino che piange per farle vedere come calmarlo, o mostrare come cambiare un pannolino o fare un bagnetto è necessario che si soffermi a pensare che forse, con l’ottima intenzione di insegnarle qualcosa, rischia di trasmettere il messaggio più temuto “non sei capace”!

Solitamente la donna, dopo il parto ha un breve sostegno di monitoraggio e controllo fatto di gesti veloci e soluzioni rapide, ma la fretta nel dare soluzioni non aiuta!

L’intervento di tipo sanitario di ostetriche e pediatri, sebbene fondamentale, non basta per le mamme di questa società in cui i legami sociali sono deboli, gli scambi comunitari sono quasi assenti e a volte anche le relazioni familiari sono fragili. Assistere una donna che ha appena partorito significa non solo garantire le cure mediche previste, ma significa lavorare con quella serie di sentimenti e insicurezze che una nascita può provocare, significa sapere che ciò che una mamma sta vivendo è un momento di estrema vulnerabilità.

Tutelare la maternità significa dare maggiore attenzione all’incontrare mamme, bimbi e papà nei loro contesti di vita non impiegando solo competenze tecniche, ma essendo capaci come professionisti di istaurare una relazione autentica che lasci spazio all’emersione di sentimenti e per fare questo, serve vicinanza e continuità!

Considerata la varietà di reazioni che derivano dal diventare genitori, è difficile concentrare in poche righe il significato di un progetto come “Qui dove batte il cuore”; forse bisogna proprio partire dal presupposto che non c’è un senso univoco, ma piuttosto una molteplicità di prospettive. Il primo e più importante, è accompagnare la mamma in una nuova fase della sua vita, una fase di auto conoscenza, crescita personale e scoperta della suo/a bimbo/a per costruire un legame indissolubile, che non viene per magia, ma si “impara” giorno per giorno.

In questi anni di progetto (dal 2022 al 2025) noi operatrici abbiamo assistito a momenti meravigliosamente unici, momenti di intesa della diade, momenti di scambio e momenti di crescita della famiglia. Non sempre il percorso è stato così semplice e, con estrema sincerità, possiamo dire di aver percorso strade tortuose e impervie per approdare a momenti così significativi. Il cambiamento, però, avviene anche grazie ai momenti difficili.

L’aver accompagnato bambini e famiglie per un intero anno ha consentito un lavoro ad ampio raggio e ha permesso di capire e conoscere ciò che ogni nucleo chiedeva veramente.

Dall’esterno, a livello sociale e culturale, la maternità è vissuta e interpretata con estrema naturalezza, come se fosse un processo fisiologico. Quello che le mamme ci hanno insegnato in questi anni è che la maternità non è affatto un processo naturale, lineare e semplice, ma che piuttosto si vivono spesso dei conflitti interiori; che sovente le donne sentono di dover “rinunciare” a pezzi di loro, per dare equilibrio al quadro; che quel piccolo esserino che si trovano tra le braccia, in realtà, non lo conoscono affatto e devono imparare lentamente, andando per tentativi, a leggere delle richieste nelle sue espressioni e nei suoi lamenti.

La nostra presenza silenziosa e non giudicante è stata una guida leggera e una distrazione per molte donne. Ci è capitato di arrivare in alcune case e non avere neanche il tempo di toglierci la giacca per sentirci di fondamentale importanza per quella mamma, in quel momento, in quel contesto. Ci è capitato di sentirci essenziali quando in fila per il vaccino, alla mamma non bastavano le mani per tenere bavaglini, vestitini, pannolini, passeggino e bimbo.

Ci è capitato di farci contenitore di emozioni e sfoghi delle donne. Quelle emozioni spesso tornavano indietro come boomerang, in noi professioniste, donne e magari mamme, ma fortunatamente in equipe e supervisione, anche le nostre sensazioni trovavano risonanza e significato, a testimonianza del fatto che “ci vuole sempre un villaggio” intorno ad un bambino.

Alcune volte ci è capitato anche di fallire. Non sempre è facile tracciare il percorso, pur calibrando in diversi modi gli interventi, perché le scelte individuali o le resistenze a cogliere le opportunità, in certi casi, hanno condotto le mamme e i nuclei ad allontanarsi dal progetto o a non fare tesoro del supporto ricevuto.

I successi, tuttavia, hanno notevolmente battuto gli insuccessi.

Fare rete con i servizi del territorio per una risposta omogena ai bisogni dei beneficiari, offrire una base sicura e indirizzare le mamme a trovare autonomia nel proprio percorso di “crescita” e prevedere non solo un servizio domiciliare, ma una rete di mamme che si incontrano in gruppo dove si realizza uno scambio di riflessioni, saperi e competenze ci ha permesso di classificarci a tutti gli effetti come un importantissimo servizio di prevenzione che ha rappresentato una risorsa per l’intera comunità.

Siamo fiere di averne fatto parte, perché siamo cresciute molto a livello professionale e umano.

Chiudere questo progetto significa privare il territorio di una delle poche risposte capaci di accogliere davvero la complessità del diventare genitori. “Qui dove batte il cuore” ha lasciato tracce concrete nei gesti quotidiani delle famiglie, ha creato legami, aperto spazi di confronto, acceso consapevolezze. Con la sua conclusione, si affievolisce una luce che ha illuminato con gentilezza il momento più fragile e trasformativo della vita di molte donne. Resterà un vuoto reale in un tempo storico in cui la solitudine si infiltra facilmente tra le mura domestiche.

A tutte le mamme che abbiamo incontrato, a quelle che lo stanno diventando e a quelle che lo diventeranno, auguriamo di continuare a credere nella propria forza, anche quando tutto sembra sfuggire. Che possiate sempre trovare uno sguardo gentile, una parola che incoraggia, una presenza che sostiene. Che possiate sentirvi capaci, anche nei giorni più confusi. E che, in ogni gesto d’amore, riconosciate il valore immenso del vostro esserci.

Buona Festa della Mamma, dal cuore.

 

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