Servizi sociali a rischio di chiusura. Chi ci rimette? A chi interessa?

Cari amici e care amiche,

l’editoriale che introduce il terzo numero di FoliasMagazine è necessariamente segnato dal clima di grossa incertezza che stiamo vivendo in questi mesi, sia rispetto al nostro futuro lavorativo sia rispetto al futuro di molti servizi sociali da noi gestiti.

Così come centinaia di organismi del terzo settore nel nostro paese, dopo 16 anni di vita la nostra Cooperativa,  sta vivendo, per mancanza di fondi pubblici, la chiusura dei servizi realizzati in favore di minori, giovani e tossicodipendenti. E tutto ciò accade nella quasi completa indifferenza della politica, distratta dai “suoi” problemi e incapace di concepire scelte che non siano lineari e matematiche, e nell’impotenza della stragrande maggioranza della società civile oramai atrofizzata dalla mancanza di spazi di partecipazione.

Ci chiediamo: ma chi è che ci rimette con questi tagli ? Negli articoli che sottoponiamo alla vostra attenzione proviamo a dare una risposta che per noi è del tutto scontata. Ci rimettono le persone che a vario titolo trovano, nelle nostre opportunità, occasioni di formazione e di sostegno, ci rimettono i cittadini tutti, ci rimettono le nostre città. A noi sembra che il far prevalere sempre più il concetto di benessere individuale piuttosto che collettivo sia una scelta miope, che mentre da un lato deresponsabilizza tutti verso tutti, dall’altro non fa che favorire il decadimento dei territori, deprivati di cultura, socialità e relazioni solidali. Ricordate quando dicevamo: se un problema è di una persona è un problema di tutti ? Quanti siamo ancora a pensarla così?

L’implosione di un modello di sviluppo fondato sul valore del denaro prima ancora che sul valore delle persone non può far altro che creare ulteriori disagi e patologie nei cittadini. Ma noi non ci stiamo! Fino a che avremo fiato affermeremo l’esistenza dei nomi e non dei numeri delle persone che si rivolgono al sociale per costruire la loro vita.

Un articolo del Sole 24 Ore del 22 Ottobre scorso dal titolo Politiche Sociali, il piatto piange” così descrive la situazione: “Il lavoro dei tecnici nel nostro paese non va d’accordo con il sociale….Gli interventi sociali ricevono finanziamenti pubblici inadeguati e sono relegati ai margini del confronto politico….Il governo non intende dunque rafforzare i sostegni pubblici esistenti bensì ridurli, consolidando quel welfare privatistico basato sulle famiglie che si prendono cura dei propri cari…. Tale posizione, argomentata senza alcun dato empirico a sostegno, si è tradotta nel drastico taglio dei fondi statali per le politiche sociali, passati dai 2.526 milioni (2008) a 200 milioni (2013) con un calo pari al 92%… In concreto avremo ad esempio, la diminuzione dei servizi destinati agli anziani non autosufficienti, l’eliminazione di alcuni sostegni a persone disabili gravi, l’impossibilità di aiutare le famiglie povere che chiedono aiuto”.

Questo quadro ha poco di sensato o di ideologico: da un lato si tagliano i servizi alle persone ed alle famiglie e dall’altro si tagliano posti di lavoro. Con ironica amarezza possiamo affermare: l’intelligenza al potere!

Nei prossimi mesi centinaia di operatori, già precarizzati da un sistema pubblico di servizi a proroghe e mal pagati, perderanno il loro posto di lavoro e quindi faranno parte di quella parte del paese che, impoverita, non potrà contribuire con le sue tasse ad essere ricchezza per il paese.

Pur consapevoli del quadro politico nazionale desolante, l’appello per salvare il sociale va esteso anche alle nostre istituzioni locali (Monterotondo, Mentana e Fonte Nuova), che nei prossimi mesi saranno chiamate a scegliere se continuare ad investire nel sociale come da sempre hanno fatto, dando continuità a tutti i servizi in campo, o se partecipare allo scempio senza capacità di scelta.

A tutti gli operatori sociali delle cooperative sociali e del mondo dell’associazionismo e del volontariato politico e religioso, non resta che continuare a resistere e costruire cultura del bene comune insieme alla gente. Da soli non lo possiamo fare, abbiamo bisogno di tutti voi. Di coloro che ritrovano nell’impegno e non nell’indifferenza la ragione di essere cittadini.

Siamo uomini e donne che lavorano per un mondo diverso iniziando da se stessi,non importa il risultato ma il percorso, la sincerità e la lealtà. Perché ancora esiste una società fatta di giovani, di uomini e di donne che ogni giorno si battono e si impegnano per raccontare e costruire altre storie dove il denaro non è il fine, dove la ricchezza a discapito degli altri non è un valore, dove le storie delle gente sono beni comuni che aiutano il mondo ad essere più bello ed accogliente per tutti, senza ingiustizie, prevaricazioni e ineguaglianze.

Pur rifuggendo da semplificazioni populiste, non possiamo – con rabbia!- non pensare che con i soldi sperperati dalla Regione Lazio negli ultimi tre anni per sostenere i costi della casta politica, una cooperativa sociale fatta di 50 lavoratori avrebbe avuto risorse per 10 anni realizzando servizi alle persone. E’ una questione di giustizia ed equità sociale!

Ed è per questo che siamo convinti che la vera politica va cercata dentro un centro di aggregazione giovanile, in un servizio di orientamento al lavoro, in una casa famiglia per disabili, in un centro anziani, in un centro antiviolenza, in una comunità di recupero per tossicodipendenti, ma sopratutto nella strada.

Noi la vita non ce la facciamo rimpicciolire

 

Presidente Cooperativa Sociale Folias

Salvatore Costantino